Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
Vir come volevi che ti chiamassimo noi. Quanti insegnamenti e quanta voglia
di lottare per un mondo migliore ci hai trasmesso. Cittadino del mondo, ci
lasci per l'ultimo viaggio al rientro nella tua città natìa.
E' morto Virginio Bettini nella sua abitazione a Nova Milanese. Aveva 78
anni. Antinucleare storico, già Europarlamentare dei Verdi Arcobaleno
nel 1989, allievo di Barry Commoner, stava per pubblicare un libro sulla
crisi ecologica e i modi per superarla, con la nostra collaborazione.
L'ultimo suo intervento pubblico assieme a noi è stato nell'incontro
dei comitati contro la guerra, il 19 settembre 2020 a Milano, riuniti
presso la Panetteria occupata per organizzare iniziative contro le atomiche
tattiche a Ghedi e la corsa al riarmo e alle guerre. Ha parlato in tono
appassionato, ma anche con accenti severi, della necessità di dare
profondità scientifica alla nostra azione, dando la sua piena
disponibilità a collaborare, sapendo individuare come movimento il
terreno di lotta del porre limiti sociali all'invadenza pericolosissima
della tecnoscienza.
Vogliamo qui menzionare i rapporti di collaborazione che abbiamo
intrapreso, in un cammino condiviso da più di 10 anni, con Virginio
Bettini perché stimiamo la sua autorevolezza come maestro
dell'ecologia politica e come europarlamentare e professore e docente di
grande valore e prestigio a livello mondiale, che, tra gli altri, ha
collaborato anche con il celebre ecologista Barry Commoner e con il grande
scienziato Giorgio Nebbia.
I contenuti di Bettini, espongono quanto abbiamo proposto, insieme
all'autore, spesso anche con Alfonso Navarra, nelle iniziative e nelle
presentazioni in pubblico di vari nostri libri inerenti i temi, del disarmo
nucleare, della didattica della pace e della memoria storica, della
Resistenza Partigiana Antifascista e della pedagogia nonviolenta.
Con Virginio Bettini e in sua memoria, in particolare negli ambienti ANPI -
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, proponiamo i moniti del grande
Partigiano Deportato, Padre Costituente dell'ONU Stéphane Hessel "la
nonviolenza come cammino che dobbiamo imparare a percorrere" e "Esigete un
disarmo nucleare totale", a partire da ICAN - Campagna internazionale per
l'abolizione delle armi nucleari, che è stata insignita Premio Nobel
per la Pace 2017 e di cui tutti noi attivisti per il disarmo nucleare siamo
parte attiva. Virginio Bettini, insieme a Giorgio Nebbia e Gianni Mattioli,
è stato tra i più grandi e principali oppositori al progetto del
nucleare in Italia. Un vero riferimento dell'ecologismo politico
equiparabile ad altri maestri come Laura Conti e Alexander Langer. Tutti
questi grandi ecologisti sottolineano come i temi dell'ecologia urbana, del
paesaggio e del nucleare civile devono essere approfonditi così come
le problematiche relative alle riemergenti tecnologie nucleari, che cercano
sempre di rialzare la testa nonostante le sconfitte.
Abbiamo sempre registrato, durante le presentazioni dei nostri libri in
pubblico, una grande attenzione dei giovani agli interventi orali di
Virginio Bettini in queste iniziative molto partecipate; e ora invitiamo i
nostri lettori in particolare a leggere questo breve articolo del nostro
caro amico Bettini, perché, nella dispiegata ed argomentata forma
scritta, l'autore inquadra sistematicamente la questione ecologica nei suoi
attuali termini scientifici, e nei diversi aspetti in cui si articola.
Nel cammino nonviolento che dovremo percorrere per uscire positivamente
dalle emergenze che ci stanno minacciando, tra cui i dissesti climatici, il
rischio della guerra nucleare e la disuguaglianza sociale globale,
proponiamo il portato valoriale dell'ecologia sociale ed in essa non
dimentichiamo il grande e sapiente contributo di Virginio Bettini.
Le nuove generazioni che scoprono l'ecologia tramite Fridays For Future
Italia faranno bene a riscoprire chi ha fatto la storia dell'ambientalismo
in Italia.
Un dono è stato incontrarti, caro Virginio, e ti giuriamo che
continueremo la tua lotta per un mondo migliore. Una lacrima, una carezza e
un abbraccio che accoglie caro Vir.
Andrea Poggio
Virginio mi ha insegnato a coniugare ambientalismo e impegno sociale, da
quando l'ho incontrato la prima volta, nell'inverno tra il 1970 e il 1971,
quando da assistente volontario presso la cattedra di Geografia umana della
Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Milano, venne
nel nostro liceo a Milano per tenere una lezione di ecologia, mostrandoci
diapositive dei pescatori giapponesi contaminati dal mercurio, le
dispersioni di petrolio negli oceani, le foreste distrutte dal napalm in
Vietnam, la pubblicità ingannevole della benzina al piombo e
l'inquinamento da traffico nelle città. Il giorno dopo lo andammo a
trovare all'università e tra noi giovani liceali nacque il "Movimento
Ecologico Milanese". Da lì a poche settimane andammo allo sbaraglio ad
una assemblea a Monza: si discuteva del futuro del Parco storico della
Villa Reale e della già difficile convivenza con l'autodromo.
Prendemmo per la prima volta la parola ad una assemblea popolata da tifosi
della Formula 1, noi fummo fischiati e derisi, a Virginio distrussero la
macchina.
Ogni incontro con Virginio era occasione di nuove letture, di studi
approfonditi, di nuove lotte da intraprendere. Ancora da liceali
partecipammo ai campi estivi di studio universitari: nell'estate 1971 ad
Arbatax in Sardegna, per studiare gli ambienti del Gennargentu e le
condizioni di una sua trasformazione in Parco. Si alternavano percorsi
naturalistici e incontri con i pescatori, i pastori, i forestali, i
sindacati, i comitati di lotta. La natura si preserva con la gente che la
abita, che la lavora. L'anno dopo andammo sul Pollino, nella Calabria in
rivolta ("Boia chi molla"). Il primo anno con la figlia Tatiana e la prima
moglie, anno dopo c'erano già nuove compagne. Nella radura del nostro
parcheggio issammo la bandiera europea e quella rossa. I parchi del
Gennargentu e del Pollino vennero istituiti nel 1998 e nel 1993. Studio,
lavoro, lotta politica, era un tutt'uno.
Conosciamo Giorgio Nebbia, Dario Paccino, studiamo. L'ecologia è
rossa, non è una "scienza per i padroni". Curiosi ad indagare quel che
succede in tutto il mondo: il 21 marzo del 1971 sul settimanale "Sette
giorni" Virginio scrive che la Cina di Mao, che vuole "trasformare gli
scarichi industriali in materiali da riutilizzare, ha sconfitto la linea di
Liu Sciao-ci, ogni recupero di scarico industriale sarebbe una perdita
economica". Studiamo E.P. Odum, Robert Ricklefs. Nel 1971 Virginio fonda la
rivista mensile di approfondimento scientifico "Ecologia". Ma anche un
supplemento, di appena 8 pagine, dal titolo "Denunciamo" in cui si
alternava lotta all'inquinamento e conoscenza divulgativa. Ma quando
"Ecologia" chiuse nel 1976, per mancanza di sufficienti contratti
pubblicitari, con i primi numeri zero, inserto di "Acqua e Aria prima, come
testa autonoma, nacque nel 1979 "La nuova ecologia" che Virginio diresse
sino al 1982.
Nel 1972 conosciamo Barry Commoner perché Virginio traduce per
Garzanti il volume Il cerchio da chiudere: ricordo ancora la prima
legge dell'ecologia, "in natura non esistono rifiuti". Da quella pietra
miliare nasce la direttiva europea "economia circolare". Poi Seveso, le
prime assemblee tra i contaminati, la conoscenza di Barry Commoner e il
racconto del suo viaggio in Vietnam per studiare l'inquinamento da
diossina, dove si ferì al piede a causa di una mina: quattro anni fa
zoppicava un po', i dolori della vecchia ferita erano tornati, anche se non
ha mai smesso di frequentare i viaggi a piedi lungo i cammini d'Europa. Con
Commoner intraprende un percorso parallelo nella lotta al nucleare, al
carbone, agli inceneritori, all'inquinamento urbano.
Insieme abbiamo fondato "La nuova ecologia" nel 1979, quando era giornale
"militante", autogestito con una cooperativa editoriale di cui facevamo
parte. Poi dal 1983 nella "Lega per l'Ambiente", abbiamo coltivato
l'impegno appassionato nella ricerca, nell'inchiesta sul campo,
l'approfondimento delle fonti, la capacità e la passione di
trasformare conoscenza e informazione ambientale in cambiamento, in lotta
politica. Con intelligenza ma sempre di parte, dalla parte giusta, di chi
subisce le conseguenze delle scelte di rapina, di chi viene sfruttato con
la distruzione della terra. La capacità di coniugare ambiente e
sociale, era intuizione e ricerca allora, è diventata scelta di vita,
scienza dopo. Un padre, mio padre, dell'ambientalismo italiano. Con Giorgio
Nebbia, suo e nostro grande amico. Nei Verdi per una stagione (Giorgio
invece indipendente nel PCI), al fianco del pensiero marxista eterodosso,
al fianco della chiesa dei poveri che denunciava, prima di Papa Francesco,
lo sfruttamento dell'uomo e del creato. Non l'ho più seguito nei Verdi
dal 1985 e lo ricordo assiduo nella prima Legambiente sino agli anni
Novanta: la lotta antinucleare, quella contro le centrali a carbone, le
grandi opere senza seria valutazione d'impatto, i veleni impiegati senza
controllo, il capitalismo di rapina.
Nella mente e nel cuore Virginio è ancora con noi oggi.
Gianni Tamino
Ho conosciuto Virginio nei primi anni '70, quando arrivò a Venezia,
incaricato di insegnare ecologia allo IUAV; organizzò alcuni seminari
per gli studenti sui territori più inquinati del Veneto e mi
invitò, insieme ad una mia collega di Padova, a parlare delle concerie
della zona di Chiampo e Arzignano, di cui mi stavo occupando. Da allora
sono state molte le occasioni nelle quali o ci siamo incrociati o abbiamo
collaborato: ricordo la nascita in Veneto di Legambiente (quando ancora era
Lega per l'Ambiente) tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80, la
battaglia antinucleare degli anni '80, la collaborazione dentro la lista
"Verdi Arcobaleno" prima e nella Federazione dei "Verdi" dopo, gli incontri
al Parlamento Europeo, prima quando lui era stato eletto deputato verde e
poi, dal '95, quando mi ritrovai io in quel Parlamento.
Virginio è stato uno studioso e un militante ambientalista, ben noto
non solo in Italia, ma anche nel resto d'Europa e in molte parti del mondo.
Dobbiamo a lui l'introduzione per la prima volta in Italia delle ricerche
sulla Valutazione di impatto ambientale e sulla "landscape ecology"
cioè l'ecologia del paesaggio, che sarà il tema dei suoi ultimi
libri, uno non ancora pubblicato. Ha contribuito in modo sostanziale alle
battaglie contro le centrali a carbone prima e contro quelle nucleari poi,
proponendo già decenni fa la transizione verso le fonti veramente
alternative. Ha fatto conoscere ai primi movimenti ecologisti la
straordinaria figura di Barry Commoner, con il quale ha scritto nel 1976 Ecologia e lotte sociali e con il quale ha denunciato la
pericolosità delle diossine, non solo dal punto di vista scientifico,
ma a fianco dei movimenti sia a Seveso che in Vietnam. È
stato amico di Giorgio Nebbia, anche lui scomparso da poco, che riteneva,
come tutti noi, il padre dell'ambientalismo italiano.
Una delle cose per cui tutti e due ci siamo sempre battuti è per una
vera Valutazione di impatto ambientale (detta anche, in sigla, VIA): lui,
come ho già detto, è stato il primo a farci conoscere questo
metodo di valutazione e poi nel 1984, con Edo Ronchi e Giorgio Nebbia,
quando ero alla Camera di Deputati, sono stato tra i primi a proporre una
legge su questo tema, mentre stava per essere approvata anche una direttiva
europea. Sulla spinta delle proposte di legge e della direttiva, anche
l'Italia inserì, nel 1986, questa norma nella legge istitutiva del
Ministero dell'Ambiente. Purtroppo in tutti questi anni abbiamo avuto solo
il titolo di una norma che non ha mai rispettato la logica e l'essenza
della VIA.
Ecco cosa scriveva Virginio Bettini nel 2013:
Dopo l'iniziale recepimento la via burocratica seguita dalla Valutazione di
Impatto Ambientale per diventare legge e - soprattutto - procedura rigida,
affidabile e scientificamente rigorosa è stata molto più che
tortuosa, ed è tuttora ben lontana dall'essere conclusa. Il principale
problema riguardante questo tipo di ricerche è l'effettiva assenza
dell'opzione "zero" (il suddetto do nothing), che nella
realtà dei casi non viene mai applicata, trasformando lo studio in
poco più che un giustificativo da allegare al progetto, al fine di
permettere la sua realizzazione. L'eccessivo potere in mano ai committenti
permette infatti di rendere tacitamente obbligata una valutazione positiva,
imponendo la conferma della realizzabilità del progetto già nella
scelta dei ricercatori impegnati nello studio, che ovviamente vengono
trasformati in vassalli di chi propone l'opera in oggetto." Questo è
quanto purtroppo i movimenti territoriali verificano tutti i giorni quando
hanno a che fare con proposte di impianti industriali, inceneritori, grandi
opere come la TAV e i vari ecomostri.
Non sempre andavamo d'accordo, talora abbiamo avuto divergenze sia
sull'interpretazione delle ricerche scientifiche che sulla tattica
politica, ma la comune matrice di sinistra (Virginio si è sempre
orgogliosamente dichiarato marxista) e la comune volontà di affrontare
i gravissimi problemi ambientali che affliggono ogni territorio del
Pianeta, ci ha sempre portati a cercare un punto di accordo e a stare dalla
parte di chi subisce le pesanti conseguenze sul piano sociale ed ambientale
di una globalizzazione capitalistica neoliberista.
Di lui ricordo soprattutto l'allegria e la voglia di scherzare, ma allo
stesso tempo il grande impegno a denunciare ogni forma di sopraffazione
verso le popolazioni e l'ambiente e a cercare soluzioni ai problemi sia
ambientali che sociali.