Giuseppa Saccaro Del Buffa Battisti,
Eugenio Battisti a Torino 1924-1950, Firenze, Olschki
2018
Quest’opera di Giuseppa Saccaro Del
Buffa Battisti è di notevolissimo interesse culturale e storico per
molti motivi che qui posso riassumere solo molto schematicamente. Si
tratta di un’opera che la moglie di Battisti, a sua volta studiosa
di livello internazionale, ha costruito con un sapiente montaggio di
documenti, in buona misura inediti, commentati con cura e precisione.
Essi consentono di entrare nel laboratorio intellettuale
effervescente di una personalità dalle mille curiosità, non solo
uno studioso ma anche un animatore instancabile di iniziative
culturali pionieristiche, originali, utopiche.
Proprio la varietà di interessi di
Eugenio Battisti (1924-1989) possono essere di ostacolo ad una
adeguata conoscenza, scoperta o riscoperta, del suo apporto alla
cultura italiana del Novecento, non solo nel campo della storia
dell’arte; a cui appartiene l’opera sua più conosciuta,
L’antirinascimento, che è il frutto di una stagione
successiva rispetto a quella ripercorsa nel volume (verrà pubblicata
da Feltrinelli nel 1962), e però in queste pagine se ne coglie il
nucleo originario: l’interesse per la dimensione magica, esoterica,
religiosa, tecnica, artigianale, fabbrile, anticlassicista e
anticlassista
Eugenio Battisti esordisce giovanissimo
nell’estate del 43 come commentatore delle trasmissioni della radio
sul “Corriere Mercantile” di Genova, entra poi in contatto con
ambienti della resistenza a Torino, la città natale con cui avrà un
rapporto intenso e conflittuale, e ha un ruolo importante e
misconosciuto nell’episodio emblematico della liberazione della
sede EIAR di Torino, nei giorni convulsi tra il 25 e il 28 aprile del
1945. La testimonianza di Battisti, che l’autrice contestualizza
con acribia, è contenuta nel dattiloscritto “Alcuni cenni sulla
liberazione della radio italiana di via Montebello 12”, di poco
successivo ai fatti.
Battisti abitava nella stessa via, nei
pressi della Mole Antonelliana, e già durante l’occupazione,
nell’inverno 44, aveva organizzato nel cortile della sua casa una
prima rappresentazione teatrale, allestendo la Pasqua di
August Strindberg. Il teatro era in quegli anni la sua
passione dominante, nonché il tema centrale del presente volume. Nel
fervore del dopoguerra vi si dedica con ogni energia, facendo il
regista ma anche il tecnico delle luci e ogni altro lavoro. Come
studioso il teatro lo interessa in tutte le sue espressioni. Punta
alla “rappresentazione di testi poco frequentati ( ) connessi con
la storia della musica e sceneggiature di artisti contemporanei, in
un tipico intreccio di arti diverse, che egli sosterrà per tutta la
vita”.
Di godibilissima lettura sono le critiche teatrali dell’autunno 48
nell’ambito della Biennale di Venezia; acuti gli inediti dedicati a
teatro e cinema risalenti al 49. Nel 1947 Eugenio Battisti si era
laureato con la tesi “Contributo ad una estetica della forma”,
relatore Luigi Pareyson. I suoi interlocutori principali di quegli
anni erano i pittori Francesco Menzio e Albino Galvano, assieme a
Gian Renzo Morteo, Anna Maria Brizio, Angiola Massucco Costa.
L’ambiente è in buona misura quello dell’Unione Culturale ma è
tutta la vita intellettuale della capitale sabauda, sullo sfondo
della guerra e del dopoguerra, che viene passata a contropelo da
Eugenio e Giuseppa Battisti in pagine che meritano un’attenta
lettura.