Luigi Piccioni
Chiesa ed ecologia 1970-1972:
un dialogo interrotto
Il breve, incisivo, saggio di Luigi Piccioni necessita di un minimo di
contestualizzazione storica. Alla metà degli anni Sessanta del
Novecento prendevano forma le proteste contro le esplosioni di bombe
atomiche nell'atmosfera, contro i pesticidi persistenti (il libro di Rachel
Carson era stato pubblicato nel 1962), l'aumento della popolazione e
l'aumento dell'inquinamento dell'aria e delle acque, la scarsità delle
risorse naturali.
Quasi contemporaneamente cresceva il dibattito sul rapporto fra aumento
della popolazione mondiale e crescente violenza contro l'ambiente, sotto
forma di risorse naturali trasformate in beni di consumo destinati a
diventare rifiuti inquinanti; una spirale dovuta all'aumento dei consumi,
in alcune aree e fasce sociali, e all'aumento complessivo della popolazione
che, allora, era di circa 80 milioni di persone all'anno.
Si affaccia, nelle società industrializzate e sviluppate, la
consapevolezza che i rapporti fra gli esseri umani e gli altri viventi -
vegetali e animali - e l'ambiente naturale fatto di acque, aria, suolo,
implicano aspetti etici e politici.
Quelli politici, per chi voleva, erano facili da leggere. Gli esseri umani
modificano l'ambiente, in certi casi in modo violento, sotto forma di
caccia, inquinamenti, estrazione di combustibili e minerali dal sottosuolo,
distruzione delle foreste etc., sotto la spinta dell'economia
capitalistica. L'accumulazione di denaro è possibile attraverso la
produzione e il commercio di crescenti quantità di beni materiali
tratti dalla natura. Nel linguaggio di Marx, D-M-D'.
D'altro canto la chimica e la fisica spiegano che, in un pianeta di
dimensioni limitate, l'aumento della produzione di beni materiali comporta
un'inevitabile diminuzione delle riserve di risorse naturali non
rinnovabili e l'altrettanto inevitabile immissione nell'ambiente di scorie
persistenti, spesso tossiche che compromettono la salute e in qualche caso
la vita umana.
La risposta politica alla crisi ambientale implicava, niente di meno, che
il superamento del capitalismo, ovvero la sua subordinazione alle leggi
dell'ecologia, un'impresa evidentemente impossibile per ideologie
forgiatesi nell'era dell'industrializzazione. Il che valeva ugualmente per
le varie forme esistenti di socialismo più o meno reale, non meno
industrialista del primo, dato che faceva dell'aumento della produzione lo
strumento principe se non unico per la liberazione dalla povertà.
La risposta etica implicava un radicale riorientamento, ad un tempo
necessario e utopico, venendo a coinvolgere in modo significativo il mondo
cristiano negli anni Sessanta e, a seguire, quello cattolico, con
contraddizioni non da poco: la violenza alla natura è proporzionale al
numero di esseri umani e al miglioramento delle loro condizioni di vita;
essa si manifesta come violenza non solo verso i corpi naturali, ma anche
verso altri esseri umani, privati di parte dei beni naturali comuni e
avvelenati dagli inquinamenti. In altre parole come violenza "al prossimo"
che secondo i cristiani si dovrebbe amare come se stessi. Nello stesso
tempo il mondo cattolico era restio alla limitazione della popolazione con
mezzi che la dottrina cattolica non accettava.
D'altro canto la conservazione della natura in quanto "valore"
contraddiceva con una lettura letterale del primo capitolo del libro della
Genesi in cui Dio "ordina" all'uomo di "dominare la terra" e tutti i suoi
abitanti non umani.
In questa atmosfera la Santa Sede, come paese osservatore delle Nazioni
Unite, fu invitata, alla fine del 1970, a partecipare alla preparazione
della Conferenza sull'ambiente umano convocata a Stoccolma per la primavera
del 1972.
Che cosa avrebbe potuto dire il mondo cattolico su un tema così
contraddittorio e quasi mai affrontato? Il dibattito al riguardo fu
approfondito e vivace e il saggio di Luigi Piccioni ne dà un resoconto
dettagliato, accennando rapidamente anche ai rapporti fra mondo cattolico e
"ecologia" nei decenni successivi, fino al graduale riconoscimento che, nel
libro della Genesi, Dio ordina all'uomo anche di coltivare e custodire la
terra, di usarne, quindi, le risorse per soddisfare i bisogni umani nel
rispetto delle generazioni che verranno. Concetti, estranei al mondo
politico di allora e di oggi, ribaditi nella recente enciclica di papa
Francesco Laudato si' e nei continui inviti a una produzione e
consumo di beni non dominati dal "dio denaro".
Arricchiscono il saggio cinque appendici contenenti i documenti ufficiali
della Chiesa sull'ecologia del triennio 1970-1972, alcune delle prime
riflessioni cattoliche sulla questione ambientale, una documentazione del
gruppo incaricato dalla Segreteria di Stato di seguire la preparazione e lo
svolgimento della Conferenza, documenti della Commissione pontificia
"Iustitia et pax", materiali sulla questione del controllo delle nascite e
infine un piccolo corredo iconografico.
Pier Paolo Poggio