La gente si sta “svegliando” ora rispetto al rischio incombente di una
guerra nucleare, che gli organi nostrani di (dis)informazione hanno
occultato per più di due decenni, dopo avere diffuso nell'opinione pubblica
la convinzione che dopo il crollo dell'URSS queste armi ormai non fossero
più un problema: ho molti colleghi, intellettuali, non certo disinformati,
che si stupiscono quando gli dico che il rischio delle armi nucleari non è
mai scomparso, ed anzi negli ultimi 15 anni è diventato più grave che ai
tempi della Guerra Fredda, perché le armi nucleari sono oggi considerate
come armi da usare nel campo di battaglia, con l'idea folle che una guerra
nucleare possa essere combattuta e vinta!
Ulteriore paradosso: il rischio oggi viene agitato attribuendolo a quelle
“teste calde” della Corea del Nord, mentre è estremamente più grave e
pericoloso il progetto, coltivato dall'amministrazione del “Nobel per la
Pace” Obama, di portare gli Stati Uniti nella condizione di sferrare un
first stike alla Russia potenzialmente capace di decapitare le sue forze
nucleari!
Storia sintetica del regime di non proliferazione
Fino agli anni Ottanta
Nel 1970 con la firma del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT)
venne istituito il cosiddetto regime di non proliferazione nucleare, che
pur facendo acqua da tutte le parti (la consistenza degli arsenali aumentò
da 40.000 testate al livello ancora più demenziale di circa 70.000 verso il
1985, la cosiddetta proliferazione verticale; il numero di Stati
nucleari proliferò da 6, includendo Israele, a 7 con il Sudafrica che poi
smantellò il proprio arsenale, poi a 9 nel 1998, con India e Pakistan, la
cosiddetta proliferazione orizzontale; il numero di stati in grado
di sviluppare la bomba atomica aumentò), è diventato un punto di
riferimento, o meglio l'unico riferimento esistente; e dopo il crollo
dell'URSS ha portato a trattati che, per quanto insufficienti, hanno posto
un tetto condiviso da Stati Uniti e Russia alla consistenza degli arsenali.
Ma oggi quel regime viene di fatto violato nella sostanza (anche quando ne
venga conservata la forma), proprio mentre gli armamenti nucleari entrano
sempre più a far parte dell'armamentario bellico utilizzabile, mettendo in
soffitta il concetto che essi avessero una funzione di sola deterrenza e
che il loro utilizzo effettivo fosse un'evenienza fuori dal mondo.
Prima di vedere come e perché questo regime sta per crollare, con
conseguenze incontrollabili, riassumiamone brevemente i termini, perché
temiamo che molte persone non li conoscano (vi sono tuttavia numerosissimi
aspetti rilevanti che qui non ci sembra il caso di approfondire).
Il primo trattato di effettiva riduzione degli armamenti nucleari si ebbe
nel 1987 con il Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie (INF) firmato da
Reagan e Gorbachev, che pose fine alla “crisi degli Euromissili” (durante
la quale le lancette del Doomsday Clock vennero avvicinate nel
1984 ad appena 3 minuti dalla Mezzanotte) imponendo il ritiro di tutte le
testate nucleari statunitensi e sovietiche schierate in Europa su missili a
medio e corto raggio (nel 1988 il Doomsday Clock fu riportato a 6
minuti). Il trattato costituì il primo credito di fiducia tra le due
super-potenze (stabilì per la prima volta verifiche reciproche in situ) e aprì la strada ai trattati successivi.
Il trattato INF comunque non risolse i problemi, giacché: rimasero, e
rimangono tuttora, le testate statunitensi a caduta trasportate da aerei
(che oggi gli USA stanno ammodernando, v. oltre); corrispondentemente le
testate sovietiche vennero rimosse ma, almeno in gran parte, non
smantellate, e poiché nessun trattato successivo ha considerato le testate
tattiche, esse rimangono un'incognita e un'ipoteca sui successivi trattati
START (vi ritorneremo).
Gli anni Novanta
Nel 1991 venne stipulato il primo Trattato di Riduzione delle Armi Nucleari
Strategiche 1
(START-I), che poneva un tetto di 6.000 testate strategiche schierate per parte di USA e URSS (vi erano al mondo in totale
quasi 60.000 testate, delle quali circa 29.000 sovietiche e 19.000
statunitensi schierate). L'URSS crollò 5 mesi dopo, e nel 1993
venne siglato da USA e Russia il trattato START-II, che imponeva riduzioni
fino a un tetto massimo di 3000-3500 testate per parte entro il 2003 (poi
prolungato al 2007), e il divieto di schierare testate multiple (MIRV) sui
missili intercontinentali basati a terra.
Sul piano giuridico, il risultato più avanzato è l'autorevole (ma non
vincolante) parere emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 1996,
su richiesta dell'Assemblea Generale dell'ONU, sulla illegalità dell'uso,
ma anche della minaccia (quindi in sostanza della deterrenza), delle armi
nucleari 2
. Un parere molto autorevole, ma che lasciò la bocca amara perché la Corte,
con una votazione 7 a 7 in cui fu decisivo il voto del Presidente, non poté
“concludere definitivamente se la minaccia o l'uso delle armi nucleari
sarebbe legale o illegale in una situazione estrema di auto-difesa, nella
quale la sopravvivenza stessa di uno Stato fosse minacciata” 3
. Non si può certo escludere che vi siano state forti pressioni degli Stati
nucleari sulla Corte per evitare un parere di assoluta illegalità, senza
nessuna eccezione. In ogni caso, per converso, il parere della Corte non contiene un'autorizzazione ad usare le armi nucleari.
Verso l'anno 2000 gli arsenali nucleari mondiali ammontavano a un totale di
circa 35.000 testate, mentre USA e Russia avevano ridotto gli arsenali operativi a poco più di 10.000 testate ciascuno.
Il nuovo millennio: si riaccendono le tensioni internazionali
Ma proprio alla fine degli anni Novanta le tensioni internazionali si
acuirono nuovamente. Inoltre riprese la proliferazione nucleare: nel 1998
vi furono i test nucleari del Pakistan e dell'India, che oggi hanno
arsenali di circa 120 testate ciascuno. La somma degli arsenali nucleari di
Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord
ammonta a quasi 1.000 testate.
Con l'aumento delle tensioni anche le riduzioni degli arsenali degli USA e
Russia rallentò (v. figura), i negoziati per un trattato START-III si
arenarono, e alla scadenza dello START-II, nel 2006, si generò un vuoto nel
regime di proliferazione.
Nel 2002 George Bush Jr. e Putin presero una scorciatoia, firmando il
trattato SORT (Strategic Offensive Reductions Treaty), detto anche
Trattato di Mosca, che limitava a 1700-2200 il numero di testate operative
per ciascuna parte entro il 31 dicembre 2012, e proibiva l'uso di testate
multiple.
Barak Obama inaugurò la sua presidenza nel 2009 con vari discorsi
visionari, in uno dei quali, a Praga nell'aprile 2009, vagheggiava un mondo
libero da armi nucleari: ma trascorse un anno di faticosi negoziati per
giungere al Nuovo START, che ad una seria analisi risulta piuttosto
deludente. Infatti esso fissa, in sintesi, un limite di 1.550 testate
strategiche operative per parte (quelle 50 in più dimostrano quanto sia
stata contrastata la trattativa), e di 700 vettori nucleari operativi
(missili balistici intercontinentali basati a terra e su sommergibili, e
bombardieri), ma . . . per l'anno 2017! (Scadrà nel 2021.) Salta agli occhi
il netto arretramento rispetto al SORT: da 1.700-2.200 per il 2012, a 1.550
per il 2017! Inoltre il nuovo trattato conta ogni bombardiere come una testata, mentre ne può portare da 6 a 20, aumentando
significativamente il numero di armi nucleari a disposizione dei due paesi.
Il punto cruciale è che il trattato (come anche i precedenti) non limita il
numero di testate effettivo, ma solo il numero delle strategiche operative, lasciando indeterminato il numero delle testate a
disposizione nelle riserve (conservate, in caso di nuove crisi). Ma
soprattutto il trattato non ha modificato lo stato di allerta in cui
continuano ad essere mantenuti i missili nucleari, pronti al lancio su
allarme (launch on warning), come se la Guerra Fredda non fosse
finita: condizione che mantiene un rischio altissimo di una risposta, e
quindi di una guerra nucleare, per errore! Rischio che è stato
sfiorato molte volte.
Un aspetto positivo del trattato era comunque che segnava una ripresa della
collaborazione tra Stati Uniti e Russia nel campo del controllo delle armi
nucleari, superando le tensioni degli anni dell'amministrazione Bush, e
creava un clima di trasparenza e stabilità dell’assetto strategico,
reintroducendo un regime di ispezioni in situ, pur con dei limiti.
Questo era comunque il nuovo regime di non proliferazione nucleare dopo il
2010. O almeno appariva tale. Ma nascondeva molte insidie e punti
deboli che stanno manifestando ora i loro effetti, tanto più gravi con la
nuova presidenza Trump (ma partiti dall'amministrazione Obama).
Il grave effetto destabilizzante del sistema di difese antimissile
Intanto è istruttivo chiedersi perché il Nuovo START sia stato così …
prudente, o conservativo. Una risposta è che da più di vent'anni gli USA
stanno sviluppando, e schierando (anche in altri paesi) l'innovativo (e
costosissimo) sistema di difese antimissile, del quale la Russia ha un
grande timore (e non è in grado di imbarcarsi in una competizione su questo
terreno, che già aveva contribuito a fiaccare l'URSS). Il paese che si doti
di questo sistema acquisisce una superiorità strategica, perché, potendo
almeno in teoria distruggere i missili di una ritorsione, potrebbe sferrare
un first strike: potrebbe essere una superiorità teorica – ma
comunque profondamente destabilizzante – perché il sistema non può essere
infallibile, e consente all'avversario molte contromisure, come false
testare o mantenere un alto numero di testate e missili per una ritorsione,
in modo da ingannare e saturare le difese missilistiche. È quindi più che
logico che Mosca non abbia accettato maggiori riduzioni, anche per ovviare
all'invecchiamento del proprio arsenale. In ogni caso si deve sottolineare
il carattere falsamente difensivo del sistema di difese missilistiche, ma
il realtà aggressivo, e gravemente destabilizzante.
Da tempo il Pentagono afferma che, anche quando il Nuovo START verrà
attuato, il prossimo anno, gli USA avranno fino a un terzo di testate
nucleari in più di quelle necessarie per assicurare la sicurezza interna e
internazionale.
Cosa si nasconde sotto i programmi di “gestione” (stewardship) e di
“allungamento della vita” (life extension) delle armi nucleari
Ma un'altra insidia si nasconde dietro il regime stabilito nel 2010.
Infatti, contemporaneamente al Nuovo START l'amministrazione Obama adottava
la nuova strategia nucleare statunitense (Nuclear Posture Review,
NPR) nella quale dichiarava che gli USA non produrranno armi nucleari nuove. Senonché prevedeva
una serie di procedure per il problema molto complesso (e dispendioso) di
garantire nei decenni futuri l’efficienza delle testate esistenti senza riprendere i test nucleari. Tra questi, il riutilizzo di
componenti nucleari da diverse testate e la sostituzione di componenti
nucleari, “apparentemente” tecnologie non nuove; in particolare, il Life Extension Program, che “userà solo componenti nucleari basate
su progetti testati in precedenza, e non sosterrà nuove missioni militari o
nuove capacità militari”. Proprio qui si cela l'inganno. Uno dei maggiori
esperti di armamenti nucleari commentava immediatamente nel 2010
“Questa politica lascia la porta aperta per ampie modifiche delle testate
nucleari ... dal mio punto di vista [la sostituzione di componenti da
testate diverse e non necessariamente nell’arsenale attuale] costituirebbe
una ‘nuova’ testata” 4.
Infatti il Life Extension Program sta dietro, per esempio, alle
“modifiche” delle testate tattiche (rieccole!) a gravità B-61 schierate in
Europa su bombardieri statunitensi (dopo il Trattato INF del 1987), ma
anche di molti paesi della NATO, tra i quali l'Italia. La concezione di
questa testata termonucleare risale agli anni Sessanta, e ne sono poi state
realizzate varie versioni di potenze diverse, alcune penetranti nel
terreno. Combinando parti di tre tipologie esistenti di B-61, ed inserendo
innovazioni sostanziali ma non nucleari, con la modica
spesa di 10 miliardi di $, si sta ottenendo una testata nuova! La
B-61-12 infatti unirà quattro opzioni di potenza selezionabili a seconda
dell’obiettivo da colpire, sarà dotata di alette di guida di coda che
consentiranno una precisione molto superiore su bersagli che altrimenti
richiederebbero potenze esplosive superiori, avrà la capacità di penetrare
nel terreno per distruggere i bunker dei centri di comando in un first strike nucleare:
una testata progettata per poterla usare in situazione di combattimento
reale
.
Ecco dunque uno dei trucchi sostanziali: rispettare formalmente i tetti
numerici di testate consentiti, ma ammodernarle in modo sostanziale,
ottenendo un'efficacia potenziata. Questo vale non solo per le testate
nucleari, ma per tutto il sistema degli armamenti nucleari (missili,
sommergibili, aerei, ecc.), che diverrà molto più efficace, flessibile, e
anche potente.
Si spiega così il perché tutti gli Stati nucleari, malgrado i trattati di
riduzione degli arsenali e le dichiarazioni di volere eliminare queste
armi,
stanno spendendo cifre da capogiro negli armamenti nucleari, con
programmi che coprono i decenni a venire!
Questa è proliferazione
tout court! Gli USA hanno in bilancio un trilione di $ (migliaia
di miliardi) nei prossimi 30 anni per gli armamenti nucleari. I media statunitensi agitano il pericolo di strabilianti innovazioni
e progressi di Mosca nel campo degli armamenti: cosa che appare per lo meno
poco credibile se solo si pensa che la spesa militare degli USA è circa 10
volte maggiore di quella russa. La proporzione c'è anche per le forze
nucleari, nelle quali Mosca ha investito quest'anno … “solo” 754 milioni di
$. Ma sulla spinta degli USA – che ovviamente addossano la responsabilità
agli altri, e alle presunte minacce che essi pongono – tutti gli stati
nucleari investono grandi somme, in proporzione ai loro bilanci, per
l'ammodernamento degli armamenti nucleari (testate, sommergibili, missili,
aerei, ecc.).
Da questi esorbitanti investimenti a lunghissimo termine emerge chiaramente
che le potenze nucleari non hanno nessunissima intenzione di liberarsi (e
liberarci) dalle armi nucleari! 5
La fine del regime di non proliferazione e la nuova corsa agli
armamenti nucleari
Al caso del “programma di modernizzazione” della B-61-12 se ne stanno
aggiungendo altri, che a mio parere decretano
la fine del regime di non proliferazione che era stato stabilito,
almeno formalmente, in passato
.
Un ulteriore risultato estremamente inquietante è stranamente passato sotto
silenzio sui nostri media:
lo sviluppo di una “super-spoletta” sviluppata nel programma decennale
di
life-extension
triplica le capacità offensive, la letalità, delle testate W76-1/Mk4A
schierate sui missili balistici della marina USA collocati sui
sommergibili
; in altre parole, è come se ne triplicasse il numero (ma il paragone non è
realmente appropriato, perché quella che aumenta è la capacità della
testata del missile di essere innescata sempre ad una distanza
dall'obiettivo tale da investirlo con l'intera potenza esplosiva della
testata). Prima dell'invenzione di questo nuovo meccanismo di innesco anche
le testate dei missili balistici più precisi potevano passare sul bersaglio
e detonare troppo lontano da bersagli rinforzati, mentre la nuova
super-spoletta è progettata in modo da detonare sul bersaglio, a distanza
molto più ravvicinata (volume letale, v. figura).
Il commento degli esperti della Federation of American Scientists
è molto efficace:
“Il programma [di modernizzazione] ha sviluppato nuove tecnologie
rivoluzionarie che accresceranno enormemente le capacità dell'arsenale dei
missili balistici USA di colpire gli obiettivi ( targeting capability). Questa accresciuta capacità è stupefacente
– triplicando approssimativamente l'attuale potenza di fuoco complessiva
delle forze missilistiche USA [v. figura] – e genera esattamente quello che
ci si aspetterebbe se uno stato dotato di armi nucleari progettasse di
avere la
capacità di combattere e vincere una guerra nucleare disarmando il
nemico con un first strike di sorpresa
”6 [il corsivo è mio, A.B.]”
“… i funzionari governativi si sono occupati della riduzione del numero di
testate. Il risultato è un arsenale nucleare che si sta trasformando in una
forza che ha l'inequivocabile caratteristica di essere ottimizzato per
attacchi di sorpresa contro la Russia e per combattere e vincere guerre
nucleari. Mentre la letalità a la potenza di fuoco delle forze USA sono
state enormemente aumentate, i numeri delle testate di entrambe le forze
USA e russe sono diminuiti, con il conseguente aumento drammatico della
vulnerabilità delle forze nucleari russe ad un first strike degli
USA. Secondo le nostre stime … l'esercito USA può ora distruggere tutti i
silos degli ICBM [missili basati a terra] russi con appena circa il 20%
delle testate schierate sui missili balistici basati a terra e in mare.
… Inoltre spostando la capacità ai sommergibili che possono spostarsi e
lanciare i missili molto più vicino ai loro obiettivi rispetto ai missili
basati a terra, le forze armate USA hanno raggiunto una capacità assai
maggiore di effettuare un first strike di sorpresa contro i silos
degli ICBM russi.
La decisione dell'amministrazione Obama nel 2009 di schierare il sistema di
difesa missilistica Aegis European Phased Adaptive Approach basato
su navi ha creato un programma con il quale gli USA possono avere alla fine
tra 500 e 700 intercettori antimissile che potrebbero in teoria essere
usati per difendere gli Stati Uniti continentali da navi al largo delle
coste del paese”.
Gli esperti del Bulletin sostanziano queste considerazioni con
complesse valutazioni quantitative 7
, da un lato delle forze missilistiche che la Russa sarà in grado di
schierare sui propri sommergibili (che sopravviverebbero a un attacco che
pure eliminasse tutti i missili basati a terra, e possibilmente, ma più
problematicamente, anche quelli che Mosca schiera su rampe mobili), e
dall'altro del futuro potenziamento e perfezionamento delle difese
missilistiche statunitensi e della loro capacità di abbattere tutti i
missili della ritorsione dai sommergibili 8
(e, c'è da aggiungere, selezionando le vere testate dell'attacco tra le
innumerevoli esche e testate fake che i russi hanno sicuramente
montato sui missili proprio per ingannare e saturare le difese
missilistiche): i calcoli dei militari sono sempre ottimistici, basterebbe
qualche che testata sfuggisse alle difese missilistiche per provocare negli
USA decine di migliaia di morti e distruzioni immani! Tuttavia, il
potenziamento della potenza aggressiva dei missili balistici dei
sommergibili statunitensi sarà solo il primo passo, a cui seguirà il
potenziamento delle altre testate dell'intero arsenale.
Se queste considerazioni sono agghiaccianti, lo è ancora di più il fatto
che il progetto di un first strike alla Russia capace (in teoria)
di decapitare le sue forze nucleari non tenga conto del fatto che esso
implicherebbe comunque l'esplosione di un numero di testate nucleari che
provocherebbe sconvolgimenti climatici e un “inverno nucleare” di
dimensioni colossali, tale da mettere a rischio la sopravvivenza stessa del
genere umano! 9
Non si scappa dalla conclusione che il ricorso effettivo alle armi nucleari
rischierebbe di mettere fine alla società umana quale la conosciamo.
Occorre ribadirlo,
è pura follia pensare di vincere una guerra nucleare, TUTTI
perderebbero (e perderemmo)
.
Ecco dunque il senso dell'apparente innocua “modernizzazione” degli
armamenti nucleari:
“Modernizzazione suona bene. Ma dovrebbe venire chiamata il
progetto della Nuova Corsa agli Armamenti Nucleari. Secondo gli USA
tutti gli altri stati nucleari hanno annunciato il proprio programma di
“modernizzazione”. Così, a parte il costo esorbitante di questa “priorità”
per lo meno dubbia, l'intero progetto renderà gli USA ed il mondo meno, e
non più sicuri. Esso fermerà la non proliferazione nucleare e riempirà il
mondo di scintillanti armi nuove.
Chi ne trarrà beneficio? Indubbiamente Lockheed Martin, Boeing, Northrop
Grumman, Raytheon e i contraenti di armi nucleari negli altri paesi (e i
politici che fanno assegnamento sul finanziamento delle loro campagne).
Qualcun altro? I bambini? L'ambiente?”
10
“I “miglioramenti” in molti casi forniscono nuove capacità al sistema di
armamenti. Essi estendono anche le loro vite oltre la metà di questo
secolo, assicurando che la corsa agli armamenti durerà indefinitamente.”
11
Quanto al regime di non proliferazione, si deve osservare che
il solo fatto della ricerca di una superiorità strategica capovolge il
criterio in base al quale esso era stato faticosamente costruito, cioè
quello dell'equilibrio delle forze nucleari
, che dissuada ciascuno stato dall'attaccare l'altro, perché subirebbe
comunque una ritorsione devastante. Il 21 marzo scorso Trump ha affermato
che vorrebbe vedere scomparire le armi nucleari, ma nel frattempo
l'arsenale degli USA deve essere senza rivali!
Ma la fine del regime di non proliferazione non sta solo qui: se Washington
non offrirà garanzie sufficienti ai giapponesi e ai sudcoreani, Tokyo e
Seul saranno le prossime potenze nucleari in Estremo Oriente.
Un altro mattone a rischio, il trattato INF del 1987
Il trattato INF del 1987 tra USA e URSS fu, come abbiamo ricordato, il
primo trattato di effettiva riduzione delle armi nucleari e, pur con tutti
i limiti che in parte abbiamo discusso, rimane un caposaldo del regime di
non proliferazione. Ma oggi anche il trattato INF sembra a rischio. Il
problema è complesso e non intendiamo affrontarlo qui. Dal 2014 gli USA
accusano la Russia di violarlo sperimentando dei missili cruise
con gittata proibita dal trattato, e successivamente di sviluppare un
numero di missili superiore a quelli necessari per eseguire test di lancio
12
. Mosca ha replicato muovendo accuse a Washington. Ci sarebbe da osservare
anche che il cosiddetto “ammodernamento” delle testate tattiche B-61-12
anche se formalmente non viola il trattato, poiché non si tratta
di tesate montate su missili a medio raggio, deve essere considerato un potenziamento sostanziale delle capacità nucleari degli USA e
della NATO in Europa.
Ci sembra superfluo ricordare l'escalation di tensioni in cui il
problema si inquadra: la crisi ucraina, l'accerchiamento della Russia da
parte della NATO, l'annessione della Crimea, l'intervento di Mosca nella
crisi siriana, nonché lo schieramento sempre più aggressivo del sistema di
difese antimissile da parte degli Stati Uniti. Sta di fatto che
questo mattone fondamentale del regime di non proliferazione e
dell'equilibro strategico rischia seriamente di saltare!
Tre senatori statunitensi hanno già proposto che gli USA sviluppino proprie
armi proibite dal trattato
13
,
Ricerca di testate nucleari radicalmente nuove?
Last but not least
, è il caso di ricordare una cosa che non viene quasi mai citata nelle
analisi sulle armi nucleari: la National Ignition Facility (NIF),
un gigantesco impianto costruito al Lawrence Livermore National Laboratory (laboratorio militare
dedicato alle armi nucleari) per realizzare la fusione nucleare per
confinamento inerziale di un pellet (una sfera delle dimensioni di
un grano di pepe) contenente deuterio e trizio (isotopi pesanti
dell'idrogeno), concentrando su di esso i fasci di ben 192 super-laser di
altissima potenza per comprimerlo, alzandone la temperatura a milioni di
gradi, per l'innesco della reazione di fusione. La NIF è il più grande e
più energetico impianto di confinamento inerziale al mondo, terminato nel
2009, costato 3,5 miliardi di $, e fa anch'esso formalmente parte dei
progetti di manutenzione delle testate nucleari senza eseguire test
esplosivi.
Non è questa la sede per discutere in dettaglio questo progetto
14
, ma esso ha un fondamentale interesse militare, per le armi nucleari:
infatti non è chiaro se la NIF riuscirà a realizzare la fusione nucleare
controllata, ma certamente otterrà risultati militari molto importanti,
essendo
“riuscita nel suo scopo primario di fornire il collaudo non-critico e la
convalida dei codici di simulazione per il progetto e la manutenzione delle
armi nucleari. In futuro la NIF si concentrerà nel miglioramento della
performance della convalida dei codici per le testate, così come in scienza
fondamentale per utenti part-time dell'impianto. La promessa della fusione
a confinamento inerziale come fonte illimitata di energia civile rimane
quindi una prospettiva distante per l'immediato futuro.”
15
Ma quello su cui qui importa è insistere è che
si sta in tutti i modi cercando di aggirare l'intero regime di non
proliferazione
. Infatti, sotto sotto vi sarebbe il progetto di realizzare
micro-esplosioni a pura fusione nucleare. Non è chiaro se questo obiettivo
verrà raggiunto, ma l'interesse militare è evidente: nelle attuali bombe
termonucleari si utilizza l'esplosione di una bomba a fissione per ottenere
la temperatura di innesco della fusione, ed è pertanto impossibile evitare
la potenza (massa critica) e tutti gli effetti (fall out
radioattivo, ecc.) delle attuali bombe atomiche. Se si realizzasse la
fusione di un pellet di nuclei leggeri per confinamento inerziale
invece che con un'esplosione a fissione, si aprirebbe la strada verso la
prospettiva di realizzare mini-bombe nucleari a fissione radicalmente
nuove. In ogni caso, lo studio della fusione nucleare in condizioni almeno
prossime all'ignizione conserva ancora molti aspetti da chiarire, che hanno
connessioni dirette con l'ottimizzazione delle testate termonucleari, anche
se l'impianto del laboratorio militare viene utilizzato part-time anche per
ricerche di fisica fondamentale.
Non a caso, gli USA non sono il solo paese nucleare a portare avanti
progetti del genere: la Francia sta costruendo un impianto simile, chiamato Laser Mégajoule.
Un diretto interesse militare hanno anche, per i calcoli che consentono la
progettazione di nuove armi, i super computer, che consentono
capacità di calcolo di migliaia di trilioni di calcoli al secondo!
In questo campo si contendono il primato Stati Uniti, Cina e Giappone.
La sola strada che abbiamo: il bando delle armi nucleari
Di fronte a questa situazione, che è destinata a peggiorare con
l'aggravarsi delle tensioni internazionali e dei focolai di guerra, in modo
particolare con le scelte imprevedibili dell'amministrazione Trump, la sola
strada che abbiamo è aumentare ed estendere la sensibilizzazione e la
mobilitazione della società civile che si è sviluppata nell'ultimo decennio
in tutto il mondo, e convergere sul negoziato promosso dall'ONU e tuttora
in corso, per giungere ad un trattato di messa al bando delle armi nucleari
che vada a costituire una componente fondamentale del diritto
internazionale. Ed imporne con la volontà collettiva il rispetto agli Stati
nucleari.