Il bel libro di Gabriella Sobrino «Teorie del premio di Viareggio» (Mauro
Pagliai editore, 2008), è centrato sulla figura di Leonida Rèpaci
(1898-1985), lo scrittore e pittore instancabilmente animatore culturale
che tale premio ha voluto e presieduto per tanti anni e di cui Gabriella
Sobrino è stata la appassionata segretaria. C’è però una pagina
dell’attività di Rèpaci che è rimasta meno nota: nel 1974, all’inizio della
primavera dell’ecologia, nel 1972 c’era stata la conferenza di Stoccolma
sull’ambiente umano, nel 1973 la crisi petrolifera aveva dimostrato con
tutta la concretezza delle minacce di impoverimento delle risorse naturali
– Rèpaci volle istituire a Viareggio, al fianco del già prestigioso premio
letterario, un premio Versilia Ecologia, il primo del genere. La giuria
della prima edizione, composta da Pietro Prini, Leo Solari, Dario Paccino e
altri, nomi dimenticati ma che ebbero, in quei lontani anni, un grande
ruolo nello sviluppo di una coscienza ecologica in Italia. Il premio per il
1974 fu assegnato a ad Alfredo Todisco, noto giornalista, autore di
inchieste su inquinamento e attentati alla natura, a Giulio Macchi, regista
e autore di servizi televisivi sui problemi ambientali come “orizzonti
della scienza” e “habitat”, nonché al gruppo di ricerca del prof. Antonio
Moroni dell’Università di Parma, il primo a occuparsi di ecologia umana. In
seguito il premio divenne Firenze Ecologia e continuò fino al 1982, sempre
presieduto da un Rèpaci sempre più attento e appassionato ai nuovi
problemi. Nei nove anni di vita il premio fu assegnato ad autori e ad opere
letterarie e televisive che contribuivano a far crescere l’attenzione
ambientale in Italia. Fra questi va ricordata Laura Conti (1921-1993), di
cui furono riconosciute le denunce della violenza non solo contro
l’ambiente naturale ma anche contro i lavoratori nelle fabbriche,
pericolosi e inquinanti ecosistemi anch’esse. Per libri e scritti sugli
stessi problemi dell’inquinamento nell’ambiente di lavoro fu premiato
Giovanni Berlinguer, professore universitario, medico e parlamentare. Ebbe
il premio Firenze Ecologia Antonio Cederna (1920-1996), autore di libri e
articoli di denuncia delle violenze contro il paesaggio e della
speculazione edilizia, uno degli animatori e protagonista delle battaglie
Italia Nostra, insieme ad Elena Croce (1915-1994), figlia del grande
filosofo, anch’essa premiata. Fra gli altri si possono ricordare i
giornalisti Salvatore Giannella e Mario Fazio (1925-2004), il presidente
del WWF Fulco Pratesi, il medico Aldo Sacchetti, Virginio Bettini,
geografo, professore universitario di discipline ambientali, i grandi
giornalisti televisivi e divulgatori Gianni Bisiach e Piero Angela e taluni
altri. La storia del premio Versilia /Firenze Ecologia si svolge in anni di
grandi dibattiti e fermenti. Erano gli anni della contestazione ecologica
nucleare e del dibattito sui “limiti della crescita”, il libro che il Club
di Roma, presieduto da Aurelio Peccei (1908-1984) aveva fatto pubblicare
nel 1972 e che proponeva una profonda revisione dei modelli dei consumi e
della produzione, al fine di evitare un crescente inquinamento e un
impoverimento delle riserve di materie prime, che proponeva nuovi rapporti
fra paesi industrializzati e quelli arretrati, una attenzione al problema
demografico. Il libro, accolto dapprima con entusiasmo, era stato poi
duramente criticato come pessimista e Peccei, che ne era rimasto ferito,
aveva scritto altri libri contenenti un messaggio di speranza soprattutto
per i giovani al cui futuro Peccei prestò sempre grande attenzione. Il suo
libro: “Cento pagine per l’avvenire” ebbe il Premio Firenze Ecologia nel
1981. Gli anni del premio Firenze Ecologia furono quelli della
contestazione nucleare, degli incidenti di Seveso e Manfredonia, gli anni
della guerra fredda in cui continuavano le esplosioni sperimentali di bombe
atomiche nell’atmosfera; le due superpotenze, Stati Uniti e Unione
Sovietica, si confrontavano con i loro arsenali di armi nucleari e di
missili. Nel 1979 era vivace il dibattito sull’installazione di missili
Pershing in Europa e al 1981 risale la decisione di installare missili
Cruise a Comiso. Il pericolo di uno scambio di esplosioni nucleari si
avvicinava all’Europa. Guido Ceronetti aveva denunciato tale pericolo con
un intervento sul “drago nucleare” per cui ebbe il premio Firenze Ecologia;
lo stesso fu attribuito nella sua ultima edizione del 1982 a Adriano
Buzzati Traverso (1913-1983) per il suo “Morte nucleare in Italia”,
Laterza. Poco prima erano apparsi studi scientifici che indicavano che uno
scambio di alcune bombe nucleari fra i due paesi contrapposti avrebbe
oscurato il cielo e provocato sulla terra un “inverno nucleare”, una lunga
serie di stagioni fredde con la morte di decine di milioni di persone. Nel
libro di Buzzati Traverso con chiarezza e rigore scientifico viene
descritto ciò che succederebbe se una bomba atomica, neppure tanto grande,
cadesse su varie località italiane, da Milano, a Napoli a Bari, ipotesi non
assurda considerando la presenza di tante basi militari nella pianura
padana, in Campania, in Puglia. Con voce giovanile e tonante, nella
cerimonia di assegnazione del premio, Rèpaci, ormai ottantaquattrenne,
espresse tutta la sua indignazione di uomo di cultura verso l’indifferenza
dell’opinione pubblica e della classe dirigente per i grandi problemi della
salvaguardia della vita sul Pianeta. Ma ebbe anche espressioni di speranza;
un numero crescente di persone stava combattendo per la sopravvivenza
ecologica nelle associazioni, come obiettori di coscienza, nella lotta agli
incendi. Indignazione e speranza: questo era Leonida Rèpaci. Qualcuno forse
un giorno scriverà anche del premio Versilia/Firenze Ecologia, una pagina
importante della storia della cultura, utilizzando gli archivi Rèpaci
donati alla sua città natale, Palmi, in Calabria e a Viareggio, e i
documenti di storia ambientale esistenti presso la Fondazione Luigi
Micheletti a Brescia.